LAURA CAPUOZZO

PRETO PROJECT

Il titolo della mostra è fortemente evocativo rispetto al suo elemento primario, il NERO, che ricopre ed enfatizza tutte le opere.
Preto è infatti il termine portoghese per nero. Nera è la patina che colora le sculture ma anche la materia densa e vischiosa sui soggetti del video.
Oggetti, e soggetti, dunque, che appaiono coperti e uniformati nel colore e che testimoniano di un’esigenza di confronto con il diverso e con le diversità della nostra quotidianità cui non possiamo sottrarci, con cui siamo in qualche modo obbligati a confrontarci.
Confronto che  non deve essere subito o accettato passivamente, ma affrontato al fine di ricavarne spinte positive.

Il gruppo di tronchi “SKIN” contiene, sin nel titolo, un chiaro riferimento alla loro pelle, ovvero alla superficie metallica che li riveste.
Le lamiere grezze utilizzate creano, grazie all’intervento dell’artista, differenti e suggestive combinazioni cromatiche e materiche.
Oltre alla loro valenza estetica è importante sottolineare l’elemento – se vogliamo più ideologico – del riciclo.
La volontà di recuperare “frammenti di vissuto”, cose che solo apparentemente possono sembrare inutili, accomuna sia i tronchi, ai “TONDI” che sono, appunto,  ”storie di vita”.
Ciò che non serve viene recuperato e riutilizzato dall’artista ed entrando a far parte dell’opera d’arte, riacquista il suo valore. L’intento è dunque un invito a “ridare valore” alle cose, proprio per il loro potere evocativo e narrativo (ogni cosa ci racconta una storia) sottraendole all’odierna estetica dell’usa e getta.

PRETO PROJECT è quindi un intervento in continua evoluzione ma anche un’opera d’arte collettiva, in quanto per la sua realizzazione si è reso necessario l’intervento ed il coinvolgimento di più soggetti che si sono integrati nell’operazione artistica.
Integrazione e coinvolgimento che sono elementi primari del progetto e non mera retorica. Il messaggio positivo è quello di conservare singolarità e differenze, facendole dialogare in modo positivo e costruttivo, affrontando per superarle, le problematiche che dal confronto possono emergere.

Nel video questo concetto è enfatizzato dal rito del bendaggio che obbliga i corpi ad un contatto diretto. La sostanza che li ricopre, uniformandoli, a sua volta, permette e rinsalda l’incontro.
Il processo di unione e fusione nel colore appare dunque “ritualizzato” dall’artista: il corpo stesso diviene la tavolozza del suo intervento e, se da un lato palesa il forte contrasto estetico tra bianco e nero, dall’altro testimonia di una sofferenza del corpo nel subire la vischiosità della materia che lo ricopre. Sofferenza tuttavia cercata.
Come non ricordare, a tal proposito, alcuni interventi estremi della body art degli anni ’60 che hanno spinto il corpo fino ai suoi limiti fisici e psichici.

Il corpo e il rito – talvolta legati alla sofferenza – sono quindi elementi di base dell’evento performativo che si esprime nell’azione dei due soggetti del video.
Altri elementi sono il tempo e il luogo della performance, la rappresentazione autobiografica, con cui l’artista racconta simbolicamente alcuni elementi del proprio vissuto. e infine il rapporto con il pubblico che assiste all’evento.
Spesso i termini “action art”, o “live art” vengono usati per descrivere opere prevalentemente concettuali, che riducono ai minimi termini l’intervento materiale e materico dell’artista. (Marina Abramovic al MOMA con “The artist is present” ha aspettato per tre ore al giorno,  seduta su una sedia, gli sguardi delle persone che si sedevano di fronte a lei)
Con Nicola Canistro accade invece che, pur restando l’elemento – se vogliamo treatrale  – della performance,  le opere conservano come dato costitutivo e non mero decorativismo, il contatto con la materia, sin dalla sua scelta.
Per questi motivi  la performance – e PRETO PROJECT – si esprimono come un caleidoscopio multitematico dove si manifesta la ritualità e si ricrea l’interazione tra i soggetti; sullo sfondo emerge la riflessione culturale sull’attualità che auspica l’avvento di regole e principi nuovi.
Un linguaggio artistico ricco di valenze simboliche lega l’artista alla comunità per affrontare i fenomeni sociali del contemporaneo.

Pubblicato da lauracapuozzo

Curatrice e critica d'arte - ricercatrice culturale e docente Il mio lavoro e la mia ricerca si concentrano sulle relazioni tra diverse forme artistiche contemporanee e i loro rapporti con le tecnologie emergenti, dall’impatto dei media digitali sull’attività artistica alle arti "biotech".